Chiara Di Salvo è un’artista informale materica da 20 anni.
“Negli ultimi 10 ho dedicato una parte importante del mio lavoro alla ricerca della libera espressione della persona.
Dalle colonne vertebrali srotolate per raccontare visioni interiori, le mie conversazioni con il colore e la forma parlano di un sentire visuale che racconta storie e sensazioni attraverso quadri da sfogliare strato dopo strato.
È da questa richiesta di dialogo che si genera la mia ricerca pittorica, nella quale ogni singola tecnica usata si sovrappone o interseca con la successiva nel desiderio di sganciarmi dalle forme esistenti e parlare per mezzo di simboli e archetipi.
Una ricerca viscerale, esoterica, in diretta relazione con l’inconscio personale e collettivo per raccontare caos e ordine, provocazione e controllo, con il desiderio di attivare nel lettore una ricerca personale attraverso il sentire.
Nel 2019 apro ONIRIC STUDIO: oltre ad essere il mio spazio sacro è anche un luogo aperto per incontri individuali e collettivi che permettono di osservare se stessi attraverso immagini che emergono dall’inconscio.
Dal 2022 mi approccio al metaverso: dalla materia alla sua smaterializzazione il mio incontro con la NFT Art e la A.I. Art”.
Transumanesimo – A.I. + Digital work – 2024
Ogni avvento di una rivoluzione tecnologica porta con sé la preoccupazione della sparizione di una tecnica o modalità espressiva precedente ma questa paura è vera solo in parte. La possibilità di sperimentare contestualmente alla richiesta o alle necessità tecniche e artistiche sempre diverse, diventa fulcro e vita della ricerca personale di un artista.
La mia necessità e ricerca artistica resta quella di smembrare le forme per crearne di nuove attraverso il colore e la geometria, dando voce all’inconscio personale e collettivo. Oggi sto sperimentando che questo processo prescinde dalla chimica dei materiali o dalla tecnologia informatica perchè ciò che la A.I. non possiede in nessun campo è il Sentire.
Da questo punto in avanti comporre immagini non vuol dire cliccare su un pulsante e “avere la risposta giusta della A.I.” ma dirigere la A.I. a soluzioni creative, volute e cercate. La paura del “click” la si aveva anche con la nascita della fotografia eppure la storia ci ha dimostrato il contrario: pittura e fotografia oggi coesistono insieme.
Stiamo vivendo il transumanesimo come nessuna società l’ha mai vissuto, posto nella velocità attuale.
A conclusione, voglio citare le parole di Boris Eldagsen dette durante il Sony World Photography Awards per rifiutare il primo premio della World Photography Organization: “Le immagini in A.I. e la fotografia non dovrebbero competere tra loro in un premio come questo. Sono entità diverse. L’intelligenza artificiale non è fotografia“.
L’artista necessita di comunicare. Con “cosa” glielo fornisce la società in cui vive.